Summary: | In quest’articolo, sosterrò che un resoconto plausibile della narrazione di finzione deve comportare una distinzione concettuale tra almeno le tre figure seguenti: autori reali, narratori fittizi, autori fittizi. Gli autori reali possono coincidere, anche se raramente, con i narratori fittizi o con gli autori fittizi. Un narratore fittizio, però, non può mai coincidere con un autore fittizio, perché o l’uno o l’altro è l’‘agente fittizio’, il fattore contestuale che contribuisce a fornire un contenuto semantico (verocondizionale) agli enunciati coinvolgenti la finzione che, nel loro uso fittizio, sono narrati dall’uno o dall’altro. Proprio per questo, tuttavia, le ragioni per cui abbiamo bisogno di un autore fittizio come distinto da un narratore fittizio coincidono solo parzialmente con quelle fornite da Currie (1990). Abbiamo bisogno di un autore fittizio per le stesse ragioni ‘semantiche’ che rendono necessario un narratore fittizio; vale a dire, come anticipato, per dar conto delle condizioni di verità fittizie e dei valori di verità fittizi che gli enunciati coinvolgenti la finzione hanno nel loro uso fittizio. Abbiamo infatti bisogno di un narratore fittizio o di un autore fittizio per avere un ‘agente’ del rilevante contesto fittizio che consenta ad un enunciato che coinvolge la finzione, nel suo uso fittizio, di ‘dire qualcosa’ per finta, cioè di avere un contenuto semantico (verocondizionale) fittizio, e quindi anche un valore di verità fittizio. Ma non abbiamo bisogno di un autore fittizio per ragioni ‘epistemiche’, aventi a che fare con l’affidabilità nella narrazione; pace Currie (1990), tale autore non dev’essere onnisciente, proprio come non lo è il narratore fittizio.
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