Summary: | Che fine ha fatto un’incarnazione grandiosa del potere come Riccardo III di Shakespeare, dopo essere passato per Ubu re di Jarry e Artuto Ui di Brecht? Nella nostra epoca postideologica il pubblico chiede storie e non La Storia; personaggi in cui bene e male, forza e debolezza si mostrano nella quotidianità mescolando pubblico e privato. Il saggio analizza le rappresentazioni del potere offerte da Elio De Capitani, attore regista teatrale legato alla tradizione recitativa italiana, sensibile alla tradizione anglosassone e ai linguaggi della contemporaneità; e sceglie l’interpretazione di Berlusconi nel Caimano di Moretti per la sua popolarità e per le sue implicazioni nel contesto italiano.
La metodologia si basa sulla distinzione fra Academic history e Stage history. In un teatro che lega la sperimentazione al testo e al personaggio, in un cinema che continua ad avvalersi dei saperi teatrali, il lavoro dell’attore va messo al centro e va studiato nella sua concretezza e singolarità: processo, esiti artistici, rapporto con la società dello spettacolo.
Il saggio mostra come gli attori siano dentro il presente perché restituiscono non idee astratte ma esseri più veri del vero. E rende giustizia all’interpretazione di De Capitani: al lavoro esteriore e interiore che ne è la base, alla sua visione da ‘comédien’, senza giudizio. Un lavoro capace di far sentire nel Berlusconi trionfante del 2006, in sintonia con parte del paese, il Berlusconi vecchio di oggi.
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