Don Luigi Sturzo per la libertà della scuola italiana

L’articolo presenta brevemente la posizione di don Luigi Sturzo (1871-1959) e del Partito popolare italiano (1919-1926) in merito alla libertà della scuola, inserendola all’interno del pensiero politico del fondatore. Per il sacerdote siciliano qualsiasi Stato, anche in regime democratico, tende pe...

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Main Author: Andrea Dessardo
Format: Article
Language:deu
Published: Katolicki Uniwersytet Lubelski Jana Pawła II 2023-06-01
Series:Archiwa, Biblioteki i Muzea Kościelne
Subjects:
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description L’articolo presenta brevemente la posizione di don Luigi Sturzo (1871-1959) e del Partito popolare italiano (1919-1926) in merito alla libertà della scuola, inserendola all’interno del pensiero politico del fondatore. Per il sacerdote siciliano qualsiasi Stato, anche in regime democratico, tende per sua natura a sovrapporsi ai diritti acquisiti delle comunità tradizionali, come la famiglia e la Chiesa, sostituendone i fini con i propri. Per conservare le libertà originarie, è perciò necessario che la scuola sia libera, consentendo alle famiglie – anche a quelle economicamente svantaggiate – di scegliere per i propri figli quegli istituti e quei programmi che maggiormente rispecchiano i propri valori. Per don Sturzo, secondo il principio di sussidiarietà indicato dalla dottrina sociale della Chiesa nella Rerum novarum di Leone XIII e nella Quadragesimo anno di Pio XI, allo Stato sarebbero spettati solo compiti residuali, a sostegno delle iniziative avviate autonomamente dai privati. Don Sturzo fu tra i primi antifascisti ad abbandonare l’Italia, già nell’autunno 1924, scegliendo di vivere a Londra (nel 1940, all’ingresso in guerra dell’Italia, si stabilì invece negli Stati Uniti, prima a New York e poi in Florida), essendo ammiratore della cultura politica liberale inglese; diversamente, la maggior parte dei fuoriusciti italiani trovarono rifugio in Francia, Paese che per il sacerdote siciliano era invece irrimediabilmente compromesso dal totalitarismo giacobino. L’articolo prende in esame sia il programma scolastico del Partito popolare italiano negli anni di confronto con il regime fascista, sia gli scritti sulla scuola prodotti da don Luigi Sturzo durante e dopo l’esilio, una volta rientrato in Italia dopo la fine della guerra e la presa di potere da parte della Democrazia cristiana, il nuovo partito cattolico che si dichiarava erede del PPI. Don Sturzo, prendendo spunto dalla scuola americana, non mancò di criticare il nuovo indirizzo dei politici cattolici italiani, a suo parere troppo poco liberale ed eccessivamente statalista. Tuttavia, nonostante le differenze anche profonde di opinione, i politici cattolici italiani al governo nel secondo Novecento riconobbero tutti il proprio debito nei confronti di don Sturzo, operando in suo nome alcune importanti riforme volte a democratizzare la scuola e ad aprirla alle masse popolari.
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