Aspetti intermediali nell’universo finzionale di Paul Auster

L’insieme della produzione dello scrittore americano Paul Auster, inclusa quella filmica, le sceneggiature e le numerose collaborazioni con illustratori e artisti, sembra costituire un esempio di organicità, un sistema o un universo narrativo in cui personaggi, concetti e problematiche riemergono co...

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Bibliographic Details
Main Author: Andrea Pitozzi
Format: Article
Language:English
Published: Department of Foreign Languages and Literatures at the University of Verona 2020-12-01
Series:Iperstoria
Subjects:
Online Access:https://iperstoria.it/article/view/912
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description L’insieme della produzione dello scrittore americano Paul Auster, inclusa quella filmica, le sceneggiature e le numerose collaborazioni con illustratori e artisti, sembra costituire un esempio di organicità, un sistema o un universo narrativo in cui personaggi, concetti e problematiche riemergono costantemente attraverso strategie intertestuali e intratestuali. Insieme a questi aspetti prettamente letterari, però, le storie narrate da Auster sembrano espandersi e riconfigurarsi anche attraverso media diversi, sottolineando una profonda istanza intermediale presente nella scrittura austeriana. Facendo riferimento in particolare alle nozioni di intermedialità e di transmedialità così come sono state indagate dalla studiosa Irina Rajewsky, questo articolo si concentrerà in un primo momento sul modo in cui lo stesso Auster impiega diversi mezzi espressivi e codici – in modo particolare il cinema – per ampliare e tradurre la narrazione in diverse forme. Secondariamente ci si concentrerà sui modi in cui altri registi, scrittori e artisti hanno variamente tentato di adattare i romanzi e i testi di Auster attraverso la loro prospettiva particolare e le loro specifiche arti. Così facendo, nell’analizzare il passaggio da Auggie Wren’s Christmas Story a Smoke, oppure quello da The Book of Illusions a The Inner Life of Martin Frost, si considereranno queste opere come esempi di strategie intermediali che riguardano in particolare la dimensione narrativa. Ci si concentrerà poi su altre opere come il famoso graphic novel City of Glass, adattamento dell’omonimo libro di Auster del 1985, e su esempi meno noti come l’adattamento teatrale di quel testo realizzato da Duncan McMillan con City of Glass, così come Local Colours di Derek Beaulieu o ancora il cortometraggio Le Carnet Rouge di Mathieu Simonet, per mostrare come anche simili opere contribuiscano a loro volta ad accrescere ed estendere non solo le storie di Auster, ma anche il suo stesso universo narrativo, grazie all’aggiunta di una specifica dimensione visuale.
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