Ecocentrico

Pierpaolo Rapanà: Lo studio che lei ha fondato nel 1968, SITE Environmental Design, è stato tra i primi a focalizzare sulle questioni ambientali. Ritiene che la sovrapposizione tra la nuova sensibilità verso l’ambiente e la rivoluzione digitale possa apportare nuovi significati alla sua...

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Bibliographic Details
Main Author: Pierpaolo Rapanà
Format: Article
Language:English
Published: DNA Editrice 2009-12-01
Series:And
Online Access:https://and-architettura.it/index.php/and/article/view/523
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description Pierpaolo Rapanà: Lo studio che lei ha fondato nel 1968, SITE Environmental Design, è stato tra i primi a focalizzare sulle questioni ambientali. Ritiene che la sovrapposizione tra la nuova sensibilità verso l’ambiente e la rivoluzione digitale possa apportare nuovi significati alla sua definizione di architettura come ‘spugna ambientale’? James Wines: Verso la fine degli anni ‘60 e agli inizi degli anni ‘70, molti giovani architetti della nuova generazione iniziarono a occuparsi di contenuto al di fuori delle convenzioni formaliste del design, specialmente di tradizione Modernista e Costruttivista. Per fare un esempio, con Gianni Pettena abbiamo affrontato la questione in occasione della conferenza di Firenze in luglio. Eravamo d’accordo sul fatto che nell’era della ‘architettura radicale’, entrambi abbiamo fortemente sentito l’esigenza di attribuire agli edifici una sorta di messaggio contestuale e psicologico, ovvero un commentario che fosse appropriato a livello sociale. In un certo senso eravamo entrambi consapevoli del fatto che l’architettura diventava arte e l’arte si evolveva in architettura. Un magnifico precedente storico del pensiero integrativo è tutta la Firenze gotica e rinascimentale, una città in cui ovviamente gli edifici erano destinati a trasmettere messaggi politici e religiosi. Il Modernismo partiva con le stesse premesse, effettivamente le sue finalità estetiche e funzionali avevano il compito di rappresentare i valori sociali e politici della nascente era industriale. Ma questo accadeva più di cento anni fa. Oggi quegli stessi schemi stilistici sono diventati puramente teorici e irrilevanti, soprattutto nell’epoca post-industriale dell’informazione e dell’ecologia in cui viviamo. In sintesi, il potenziale comunicativo di movimenti come il Modernismo e il Costruttivismo ha perso efficacia come espressione adatta al nuovo millennio. Credo che la maturazione di una responsabilità nei confronti dell’ambiente rappresenti per i designer una grossa opportunità per elaborare contenuti nuovi. I principali interessi politici e ecologici del ventunesimo secolo confermano questa missione. Con una sociologia e una geologia rinnovate, nuove incursioni nella psicologia ambientale, scienze della terra completamente aggiornate, avventure espansionistiche nel campo dell’astrofisica e naturalmente con la rivoluzione digitale e le sue frenetiche innovazioni tecnologiche, esiste uno straordinario potenziale al quale attingere per un nuovo linguaggio dell’architettura. Basterà aprire le arti della costruzione alle nuove risorse. Credo che i professionisti del design abbiano il dovere di porsi domande fondamentali sul contenuto. La maggior parte degli architetti sono essenzialmente creatori di forma e non di dialogo. Tanto per fare un esempio, il 90% delle illustrazioni contenute nelle riviste di design contemporaneo si riferisce a creazioni di forme fini a se stesse. Sfortunatamente, la maggior parte di questi lavori sono elaborati al computer sulla base della tradizione della scultura organica e costruttivista di cinquanta anni fa.
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