Divenire psicoanalisti: la supervisione come momento centrale della formazione
Non da molto la supervisione psicoanalitica ha iniziato ad essere considerata come il momento più significativo della formazione, per il suo aspetto di lavoro sul campo che la distingue sia dall’analisi personale sia dai seminari teorici. Il supervisore, nella sua qualità di esperto di teoria e di...
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Format: | Article |
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Published: |
PAGEPress Publications
2023-09-01
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Non da molto la supervisione psicoanalitica ha iniziato ad essere considerata come il momento più significativo della formazione, per il suo aspetto di lavoro sul campo che la distingue sia dall’analisi personale sia dai seminari teorici. Il supervisore, nella sua qualità di esperto di teoria e di clinica, si propone di suscitare nell’allievo la capacità di sviluppare un ragionamento clinico attraverso l’esperienza che fa di sé nella relazione con il paziente in un contesto di cura. Grazie alla comprensione e all’approfondimento delle proprie configurazioni, il giovane analista può cogliere quegli aspetti del paziente, strutturati su determinanti inconsci, che inizialmente sfuggono alla consapevolezza. Per svolgere questo compito, è innanzi tutto necessario che chi si accinge a svolgere l’attività di supervisore abbia chiari a sé stesso i concetti cui fa riferimento nella sua pratica clinica; inoltre, è indispensabile che solleciti le emozioni e la riflessività dell’allievo, non limitandosi a proporre la propria teoria e tanto meno le tecniche che egli stesso seguirebbe nella conduzione del caso. L’Autrice elenca poi le finalità che ritiene si debbano perseguire nell’attività di supervisione, pervenendo alla conclusione che, per essere realmente formativa, la supervisione debba trasmettere al giovane clinico un metodo di conoscenza autoriflessivo, venendo guidato a riconoscersi in ciò che dice e fa con il suo paziente.
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