Triplice forza trasformativa della narrazione autobiografica nell’ultimo discorso di Socrate

In questo contributo è analizzato il passaggio autobiografico del Fedone (96a-102a) ipotizzando che la sua importanza si riveli, in primo luogo, attraverso l’identificazione e la definizione della posizione strategica essenziale che la narrazione di sé assume all’interno dell’ultima conversazione tr...

Full description

Bibliographic Details
Main Author: Goda Bulybenko
Format: Article
Language:Spanish
Published: Osservatorio Processi Comunicativi 2022-12-01
Series:M@GM@
Subjects:
Online Access:http://www.analisiqualitativa.com/magma/2003/article_08.htm
Description
Summary:In questo contributo è analizzato il passaggio autobiografico del Fedone (96a-102a) ipotizzando che la sua importanza si riveli, in primo luogo, attraverso l’identificazione e la definizione della posizione strategica essenziale che la narrazione di sé assume all’interno dell’ultima conversazione tra Socrate e i suoi amici. In secondo luogo, tale impatto determinante della decisione, da parte di Socrate, di raccontare il proprio passato dopo lo smarrimento dei presenti e prima dell’ultima nonché decisiva argomentazione sull’immortalità dell’anima, è imputabile alla forza trasformativa che contraddistingue la suddetta narrazione e che consiste, più precisamente, a) nel momento empatico intellettuale che evidenzia la necessità ontologica di «rifugiare in certi postulati e considerare in questi la verità delle cose che sono» (100a); b) nel processo dell’autoverifica che coincide con l’elaborazione di un metodo di costruire i logoi simile a una zattera, partendo da un postulato, «quello che ti sembri il migliore fra quelli che sono elevati, via via fino a che tu non pervenissi a qualcosa di adeguato» (101d); c) lo spostamento del vettore conoscitivo dentro l’uomo, ossia la sua anima, «e considerare che il pericolo, ora, sembrerebbe terribile, se non si ha cura di essa» (107c).
ISSN:1721-9809