Summary: | All’indomani della Seconda guerra mondiale, il Partito Comunista salì al potere in Albania, un paese dove la maggior parte della comunità era composta da contadini e braccianti. In linea con il modello sovietico, la nuova società che il regime mirava a costruire era composta principalmente da due gruppi sociali che formavano la classe proletaria: gli operai e i contadini. Per perseguire l'ideale di una nuova Albania fondata sui principi del socialismo, il regime di Enver Hoxha mise in atto ingenti sforzi per colmare le differenze socioculturali ed economiche tra i contesti urbani e le aree rurali. Questi sforzi furono concepiti come prioritari e implementati parallelamente al processo di collettivizzazione della terra e di meccanizzazione dell’agricoltura, all’industrializzazione e all’elettrificazione dell'intero territorio. Anche attraverso massime, come quella “Facciamo del villaggio una città!”, il partito di Hoxha propagandava e concretizzava l’urbanizzazione delle aree rurali come un ben definito progetto, un atto tangibile e inderogabile che avrebbe portato verso una vita rurale socialista e moderna. Attraverso l’esame di documenti d’archivio e di fonti edite in lingua, conservati nei principali archivi e biblioteche albanesi, questo contributo metterà in luce quale fu il nuovo approccio urbanistico nelle aree rurali e quali furono gli schemi insediativi e le principali architetture che compongono il nuovo villaggio rurale socialista albanese.
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