Stolta virtù … in peggio precipitano i tempi e mal s’affida a putridi nepoti l’onor d’egregie menti (Bruto minore)
L’articolo concentra l’attenzione sulla forma inedita di dominio propria della comunicazione digitale. Questo dominio è comparabile con la frattura epocale che ha caratterizzato l’affermazione del capitalismo nel mondo ed è comparabile con la rivoluzione inavvertita (Eisenstein, 1986) che ha segnat...
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Format: | Article |
Language: | English |
Published: |
tab edizioni
2024-04-01
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Series: | DigitCult@Scientific Journal on Digital Cultures |
Online Access: | https://digitcult.lim.di.unimi.it/index.php/dc/article/view/255 |
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author | Mario Ricciardi |
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L’articolo concentra l’attenzione sulla forma inedita di dominio propria della comunicazione digitale. Questo dominio è comparabile con la frattura epocale che ha caratterizzato l’affermazione del capitalismo nel mondo ed è comparabile con la rivoluzione inavvertita (Eisenstein, 1986) che ha segnato l’avvento della tipografia gutemberghiana.
La rottura e crisi della modernità richiede una nuova narrazione. Decisivo è il ruolo della tecnologia, non più strumento del paradigma logico-sequenziale (codice alfabetico) ma, al contrario, “padrona assoluta” della comunicazione digitale.
Lo strappo che il dominio della comunicazione digitale imprime alla società del presente è in un primo tempo la promessa delle tecnologie di libertà (De Sola Pool, 1995). Ma poi prevalgono cedimento, resa e complicità totale alla forza dominante del capitalismo radicale.
La narrazione controllata dal dominio della comunicazione digitale rappresenta una realtà libera da conflitti e frizioni (Gates, 1997). È una realtà piatta. A questa narrazione oppongo una visione drammatica, di lungo periodo e un pensiero del conflitto.
Il comando globale della comunicazione digitale non accetta forme di costituzione di una scienza che analizzi e riveli la sua natura e i conflitti che genera, tantomeno una teoria “negativa” che riattualizzi un’antica forma di teoria critica (Adorno, Horkheimer, 1947).
Rimane oscura la fine traumatica della modernità: la falsa pace universale della globalizzazione va a pezzi, sparisce il nocciolo duro della modernità, quello definito da Kant: la ragione, e con essa il suo strumento fondamentale la ratio alfabetica.
L’apparenza di una diffusione globale di ricchezza e di benessere si fonda sull’ideologia di una realtà piatta. Narrata da un pensiero conciliante che non conosce conflitti, disuguaglianze, guerre e povertà.
Questo è il campo in cui vivono gli outsiders senza che essi percepiscano la drammaticità della propria condizione di vita. Il popolo degli outsiders è un soggetto intermittente ma originato da questi processi rivoluzionari e al tempo stesso involutivi. Gli outsiders sono una realtà e una presenza attuale. Un popolo attrezzato tecnologicamente ma povero culturalmente. I fans, infine, sono la degradazione degli outsiders.
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