Ticino: il punto di vista di un architetto
In passato in Ticino la pianificazione del territorio è stata gestita dai politici e soprattutto sviluppata a livello di singoli comuni senza un piano coordinato a livello regionale e cantonale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’impressione è che l’esperienza non abbia portato insegnament...
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Published: |
Asociación de Apertura Crítica (AdAc)
2019-07-01
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description | In passato in Ticino la pianificazione del territorio è stata gestita dai politici e soprattutto sviluppata a livello di singoli comuni senza un piano coordinato a livello regionale e cantonale. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’impressione è che l’esperienza non abbia portato insegnamenti tali da cambiare la situazione: ancora oggi le scelte sono troppo influenzate dalla politica e non condivise con gli specialisti (architetti e urbanisti). L’istituzione del “piano regolatore” ha inoltre evidenziato come questo mezzo normativo sia stato pensato con eccessivi e generici parametri, che non hanno tenuto conto delle varie realtà locali. Si è pensato solo a normare il costruito, il pieno e spesso solo lo spazio privato (il giardinetto attorno alla casa) senza riflettere sui vuoti, sugli spazi residui e quindi sugli spazi pubblici. In passato il terreno era prezioso e trattato con riguardo perché produceva sostentamento per la popolazione. Oggi è sfruttato spesso solo a fini economici, che favoriscono pochi e danneggiano molti. I villaggi di un tempo erano armoniosi, compatti e gli spazi privati e pubblici condivisi – le corti, le vie, le piazze. I quartieri di oggi hanno dimenticato la condivisione, ognuno è chiuso e separato in casa, dietro la propria siepe, il proprio recinto o muretto. Il terreno è occupato disordinatamente ed è sprecato. La qualità degli spazi residui è casuale e scadente. I traffici, aumentati in modo esponenziale, non sono stati previsti ed anticipati da un’adeguata pianificazione, che è invece risultata miope e lenta rispetto all’evoluzione economica in atto. È tempo di darsi una mossa, di recuperare i valori del passato, importandoli nella realtà odierna. È ora di mettere da parte l’individualismo a favore del senso di comunità. È il momento per i politici di cedere il passo a chi vede il futuro con occhi giusti e competenti. |
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