Summary: | Il mondo contemporaneo è profondamente segnato dal declino delle pratiche e delle teorie sulla Società (Busino 1981): lì dove la modernità industriale è stata caratterizzata dal dominio “organicistico” dell’homo sociologicus, inteso come un attore definito dai suoi ruoli, integrato da strutture impersonali e parte di un sistema conflittuale prevalentemente economico (Dahrendorf 2010; Touraine 2008), la seconda modernità post-industriale e globale mette al centro il primato e l’autonomia dell’individuo. Questa fine della Società come fonte della moralità e dell’individuazione, al vertice della quale vi era lo Stato-nazione, ha dato vita a tre discorsi teorici, sospesi tra l’euristico e il normativo: il primo discorso promuove l’idea di una società degli individui che si autogoverna e si autoregola nel quadro del mercato globale, vista come la principale istituzione in grado di realizzare un equilibrio tra efficienza e soggettivazione; questo mercato non può comunque essere lasciato completamente a se stesso ma abbisogna di strumenti regolativi in grado di salvaguardare quel equilibrio: gli ordoliberalisti e, più in generale, i neoliberisti condividono questa posizione (Comisso 2017; Felice 2008; Foucault 2005; Röpke 2004). Il secondo discorso mette al centro l’idea di un soggetto personale, definito in maniera giusnaturalistica, che si oppone ai processi manipolativi e di dominio del sistema globale di potere. Questa idea di soggetto è anche la pietra angolare di ricostruzione possibile di un nuovo mondo caratterizzato dall’“universalismo delle differenze”: tra gli altri, Alain Touraine (2013; 1988), Martha Nussbaum (2013) e Nadia Urbinati (2011) condividono questo orientamento liberal. Il secondo discorso Infine, il terzo discorso ruota intorno ad un’idea di Sé desiderante e creativo che, attraverso idee come quelle di “moltitudine” (in luogo della categoria moderna di “popolo”) e di “comune” (al posto di quella di Stato o di pubblico) ambisce a ricostruire un sociale che si auto-governa rompendo con il capitalismo globale: Toni Negri (2003) e Paolo Virno (2014) e, più in generale i post-operaisti ma anche una parte dei foucaultiani, si riconoscono in questa visione radical. Una delle radici culturali di questa vittoria teorico-pratica dell’individuo sulla Società è rintracciabile negli studi di Vilfredo Pareto. Prendere in considerazione le sue posizioni risulta importante anche per comprenderne le ambiguità. Nel primo paragrafo ci concentreremo sulle sue posizioni giovanili per poi passare ad analizzare quanto da egli sostenuto nel Trattato di sociologia generale (1916). Infine, nelle conclusioni cercheremo di sviluppare alcune considerazioni riferite ai discorsi contemporanei centrati sul soggetto.
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