Summary: | Il saggio si concentra sul rapporto tra realtà, finzione e desiderio ne La invención de Morel (1940) di Adolfo Bioy Casares. Il romanzo prefigura “archeologicamente”, in senso foucaultiano, il proliferare contemporaneo delle immagini, che trasforma l’intera realtà in uno schermo diffuso: la finzione penetra nel reale e il reale nella finzione, fino a rendere impossibile tracciarne i confini. Le immagini, in questa prospettiva, non sono soltanto forme di rappresentazione, ma entrano in concorrenza con gli uomini: possono sedurli, rimpiazzarli, perfino ucciderli. Diventano ambigui “simulacri” – per dirla con Jean Baudrillard – di una perturbante “dissimulazione del reale”.
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