Il gender della Generazione X e il western di Willy Vlautin

Qualcosa cambiò nelle mie letture quando cominciarono a scrivere romanzi i ragazzi bianchi nati tra la fine del Baby Boom e i primi anni della Generazione X. Sarà stato perché già da adolescenti quei giovani americani avevano assorbito come spugne il femminismo della seconda generazione, perché le l...

Full description

Bibliographic Details
Main Authors: Susan Kollin, Enrico Frigeni
Format: Article
Language:English
Published: Department of Foreign Languages and Literatures at the University of Verona 2016-06-01
Series:Iperstoria
Online Access:https://iperstoria.it/article/view/462
Description
Summary:Qualcosa cambiò nelle mie letture quando cominciarono a scrivere romanzi i ragazzi bianchi nati tra la fine del Baby Boom e i primi anni della Generazione X. Sarà stato perché già da adolescenti quei giovani americani avevano assorbito come spugne il femminismo della seconda generazione, perché le loro sorelle, fidanzate e amiche si preparavano a sventolare i vessilli della terza. Fatto sta che, improvvisamente, attorno all’inizio degli anni Novanta, negli Stati Uniti sbocciò una nuova nidiata di giovani scrittori che riusciva a parlarmi come nessuno prima di loro era riuscito a fare. Parlavano di gender, sessualità, economia e colore della pelle con un acume e un impegno molto maggiore dei loro predecessori. È questo l’ambito in cui si muove Willy Vlautin. Dimostrando una particolare sensibilità per le condizioni di vita del sottoproletariato e di altri gruppi che vivono ai margini della società, Vlatuin contribuisce alla nascita di una nuova narrativa western “grit lit” raccontando le vicende fallimentari di famiglie americane, di bambini abbandonati e di sogni accantonati (Carpenter e Franklin; Bengal).
ISSN:2281-4582