Dedica di Gelone di Siracusa a Delfi

Nel santuario panellenico di Delfi, negli anni della Seconda Guerra Persiana, Gelone figlio di Dinomene, prima signore di Gela e poi di Siracusa, dedicò un tripode d’oro ad Apollo. L’offerta, collocata accanto all’ingresso del tempio, nel cuore del santuario, reca anche la ‘firma’ dell’artista, B...

Full description

Bibliographic Details
Main Author: Palazzo, Silvia
Format: Article
Language:English
Published: Fondazione Università Ca’ Foscari 2017-06-01
Series:Axon
Subjects:
Online Access:http://doi.org/10.14277/2532-6848/Axon-1-1-17-11
Description
Summary:Nel santuario panellenico di Delfi, negli anni della Seconda Guerra Persiana, Gelone figlio di Dinomene, prima signore di Gela e poi di Siracusa, dedicò un tripode d’oro ad Apollo. L’offerta, collocata accanto all’ingresso del tempio, nel cuore del santuario, reca anche la ‘firma’ dell’artista, Bione, che dichiara di aver realizzato ‘il tripode e la Nike’. Si ricostruisce poi, in base alle tracce rimaste sul basamento, la possibilità che il tripode d’oro poggiasse su una colonna tortile, somigliando così anche in questo dettaglio all’altro celeberrimo tripode delfico offerto in quegli anni, quello per la vittoria dei Greci a Platea sui Persiani. Accanto al tripode di Gelone, sullo stesso basamento, si conserva la base di un altro tripode dedicato dal fratello di costui, Ierone figlio di Dinomene, signore di Gela fino alla morte del fratello e poi signore di Siracusa. Non è possibile però stabilire se la base fosse stata pensata fin dall’inizio per reggere entrambe le offerte, o se solo in seguito Ierone abbia modificato il basamento perché accogliesse anche il suo tripode; di conseguenza la cronologia di ciascuna delle due offerte rimane incerta, così come l’esatta circostanza che determinò ciascuna delle due. Per quanto riguarda il tripode di Gelone, è possibile che esso sia stato collocato a Delfi per celebrare la vittoria nella battaglia di Imera (480 a.C.) sui Cartaginesi. Gelone potrebbe dunque aver inteso mostrare come ‘parallela’ – e di pari significato – la sua vittoria nella battaglia di Imera rispetto alla vittoria degli altri Greci nella battaglia di Platea, dedicando anch’egli nel santuario del- fico. Il collegamento tra le vittorie, e il loro legame cronologico, può essere ricostruito alla luce del racconto di Erodoto, oltre che dalle odi di Pindaro dedicate a Ierone di Siracusa, e a due epigrammi attribuibili forse a Simonide. Il racconto della battaglia e delle sue fasi è invece presente in Diodoro.
ISSN:2532-6848