Summary: | È quasi costante in Gadda (uno scrittore dalle solide radici filosofiche e con indubbie propensioni teoretiche) la riflessione sui moventi e le modalità della propria scrittura, eppure l’autore milanese - nonostante alcuni tentativi in un periodo relativamente iniziale - non ha mai portato a fruizione una propria compiuta poetica; con il passare degli anni, anzi, egli manifesta una sempre maggiore ostilità nei confronti di ogni approccio sistematico e normativo ai problemi estetici e stilistici. Il presente contributo segue la traccia di questa problematica lungo il corso di quasi mezzo secolo, con particolare attenzione alla miriade di saggi, recensioni e contributi occasionali apparsi in riviste e almanacchi; ne risulta un perdurante interesse per l’argomento, e in particolare per i legami della poetica con l’etica, la metafisica e la gnoseologia ma, al contempo, una progressiva perdita di fiducia nella capacità di gestire intellettualmente tanto il fenomeno della creazione artistica, quanto in generale la complessità dell'esperienza umana. Si viene costituendo, in questo modo, una sorta di “antipoetica” che è doveroso tenere nel debito conto, pur perdurando, simultaneamente, la necessità di interpretare la singolarità dell’opera gaddiana anche in relazione alle correnti di pensiero e d’arte ad essa contemporanee.
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